giovedì 6 dicembre 2012

La testimone silenziosa

Se ne stava seduta lassú, alle spalle dei professori, sopra la loro testa, testimone delle emozioni di 26 adolescenti stretti fra la voglia di vivere e le prime serie responsabilità.
Con quell'espressione sembrava farsi beffe delle nostre ansie, sembrava irridere il nostro impegno e, moderno Lucignolo in gonnella, sembrava volerci attirare verso il suo mondo, più leggero e giocondo del nostro.  
La comprammo una mattina al Colmark, supermercato nei pressi del liceo, durante uno di quegli scioperi che non avevano né capo né coda, fatti per motivi tanto assurdi quanto banali.
Marilyn era ritratta su quei poster 100x140 che tanto spopolavano negli anni 80, in abiti per lei castigati ma succinti quel tanto che bastava per far venire il batticuore ad un gruppo di adolescenti in piena tempesta ormonale.
Soppesando rischi ed opportunità decidemmo che poteva essere esposta in classe, dopo ore e ore di argomenti impegnativi impersonificati dalle facce dei professori, avremmo distolto lo sguardo verso qualcosa di più piacevole, come prendere una boccata d'aria fresca.
Con nostro sommo stupore venne accolta favorevolmente da tutti, professori inclusi, tranne una persona: la preside, la mitica Odilla Beltrami, un metro e cinquanta di donna, tutta nervi.
Ricordo che una mattina, mentre Simoncelli spiegava, Odilla fece il suo ingresso con passo marziale e piglio da sergente tedesco. Iniziò a darci alcune informazioni burocratiche fino a che il suo sguardo cadde sul poster. Dopo due minuti di assoluto silenzio disse qualcosa del tipo "non è roba idonea ad un liceo, toglietela". Piombammo nello sconforto totale. Alessandro replicò a nome di tutti minimizzando sull'immagine e invitandola a lasciar perdere. Figurarsi se Odilla cedeva...nell'uscire guardò Alessandro dritto negli occhi e gli disse con fare imperioso: " Ragazzo! Scegli! ", sottintendendo che doveva scegliere tra Marilyn e chissà quale dolorosa punizione. Decidemmo di lasciarla esposta e nessuno più ci disse niente, se non i ragazzi più giovani che passavano per la nostra classe, i quali, pieni di ammirazione per il coraggio, la baldanza e la sfrontatezza di noi grandi, ci riempivano di complimenti.
La staccammo dal muro l'ultimo giorno di scuola, ognuno di noi vi appose la sua firma, ce la giocammo e la vinse Giampaolo, il quale tuttora la conserva.